Le macchine sono state create per fare calcoli, gestire dati e “pensare”. La cosa in comune tra tutte le macchine è l’approccio analitico al problema. Boole creò una sorta di logica, detta algebra di boole, che fa da fondamenta tra matematica e macchina. Si basa su due soli simboli 1 e 0, e introduce anche i connettivi logici. Oltre a Boole, anche Alan Turing costruisce la sua macchina, e John von Neumann idealizza una architettura. Grazie a questi sviluppi, negli anni 40 si sente la necessità di creare calcolatori general purpose, e si deve pensare a come programmarli. Qui nasce il concetto di algoritmo come serie di passi finiti come soluzione ad un problema. Successivamente si introducono i primi linguaggi ad alto livello. Con i progetti che diventavano sempre più grandi e ingestibili si iniziò a dividere il software in due parti, ovvero il main e le subroutine, e successivamente si introdussero i linguaggi ad oggetti.

Si creò anche un’altro concetto di computer, ovvero un sistema che apprende e interagisce da solo, che varia nel tempo e basato su sistemi naturali.

I sistemi dinamici sono sistemi che cambiano nel tempo seguendo precise leggi, attraverso gli attrattori che eseguono le elaborazioni. Lo spazio degli stati è un iperspazio sui cui assi sono riportati i valori delle variabili del sistema. I punti fissi sono stati che non cambiano nel tempo.

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